DISPERDERSI DISSOLVERSI E RIEMERGERE
La video arte di Bill Viola si nutre di spazi vuoti, immagini ed elementi naturali come il fuoco e l’acqua in stretta comunicazione con l’ uomo.
Quando si assiste ad un ‘ opera di Bill Viola siamo assorbiti in un non- luogo dove appaiono personaggi che vengono benedetti dalla materia in un tempo eterno , quasi immobile, rallentato dove ogni atomo fluttua , dove ogni elettrone è in contatto.
Ogni elemento usato da Viola , come l’acqua ed il fuoco (the Crossing) ha un ruolo purificatore e rigenerante. E’ una divinità fisica.
Ci troviamo di fronte ad immagini che non hanno né tempo né luogo dove l’angoscia la tenebra e la luce fluttuano in uno spazio quantistico, nascono all’interno di esso. L’acqua avvolge i corpi che si muovono nel nulla, il fuoco li purifica, il silenzio li benedice per poi sprofondare nell’assenza,nella perdita, nella dissoluzione degli elementi trasportatori della realtà virtuale di Bill Viola.
Ed è proprio con la realtà Virtuale che Bill Viola interviene trasformandola in un universo percettibile ai sensi, diventa un mondo reale e oggettivo, tattile, è un universo intermedio in cui lo spirituale prende corpo e il corpo diventa spirito in un mondo immaginale che tuttavia è reale e che è composto da idee, immagini, sogni e ricordi che vanno a legarsi allo spazio in cui vive lo spettatore facendo scaturire in lui un desiderio:quello di vivere un immagine, di entrarci dentro, un viaggio interiore psicologico ed emotivo.
Mi piace pensare l’arte di Bill Viola come un “gioco", dove vige un’ unica regola: il Caso. Ogni evento è regolato dal caso, quel caso che ha guidato fin dall’inizio il corso dell’universo, la formazione della materia, ed il suo organizzarsi.
Si parla di un gioco in stretta relazione con la materia che colpisce il corpo, gli atomi che la accolgono per poi dissolversi con essa. Stanze di materia sono presenti nell’opera di Viola, dove l’acqua ed il fuoco insieme al respiro, sono forze ordinatrici che cercano di domare il caso e l’evento.
Si assiste ad un’esplosione primordiale, come un “Big-Bang”, che mette tutto in movimento, tutto in gioco, spingendo la materia in un vortice disordinato che non si può fermare.
E’ LA FORZA DEL CASO antagonista perenne delle forze regolatrici.
Nelle video opere di Bill Viola ci troviamo spesso di fronte ad una metamorfosi continua, un continuo cambiamento:dall’atomo al cristallo dalla molecola al gene, dalla cellula vivente all’essere umano. E’ un gioco governato dalle leggi fisiche.
I dadi e le regole sono i simboli del caso e delle leggi naturali :Vita e Morte.
In questi spazi eterei che Viola ci offre, siamo totalmente rapiti dai suoni emotivi e si entra e si esce dal mondo corporeo, dalla vita e dalla morte. Bisogna solo avere il coraggio di rompere un muro d'acqua, oltrepassarlo, per rendersi conto che la nostra fisicità, come la vita intera, è solo un transito.
Quindi in termini fisici mi piacerebbe paragonarlo ad una sorta di “trasporto subatomico”, dove il viaggio spirituale scorre nei binari della fisica, dove le immagini è come se venissero proiettate dal futuro e intrappolate in questo presente che sembra essere eterno. Una disgregazione atomica che viaggia e che si ricompone in uno spazio anonimo, sconosciuto, un buco nero.
Un lento scorrere della vita e della materia visiva a partire dalle profondità marine fino alle steppe e alle tavole apparecchiate, testimonianza onirica dei deserti veri e simbolici che popolano le nostre anime.
Un altro aspetto chiave di Bill Viola è la funzione “ritualista” delle scene e dell’acqua (spettri), dove i morti infrangono le barriere della materia, come se fossero immersi nel tempo, disperatamente distanti da noi. Bill Viola adopera infatti il video per esplorare il fenomeno della percezione attraverso i sensi come strada per la conoscenza di se stessi, si concentra sulle universali esperienze dell'uomo (la nascita, la morte, i vari processi di presa di coscienza e conoscenza).
Un rituale che ci accompagna con la musica del silenzio, cura le ferite del rumore, della realtà odierna con il suono della materia cancellando il rumore della nascita, del parto, del feto materno e il rumore la quale ossessiona tanto l’uomo, quello delle tombe: Il silenzio eterno.
E quindi il vuoto diventa musica, il silenzio non è più temuto perché la materia sta cantando, e i corpi che Bill Viola ci mostra, danzano, emergono con gli atomi nel suono del silenzio , dove il rumore e le parole non devono più allontanare il nostro intimo spirito.
La realtà di Viola è una realtà virtuale che scaturisce due criteri : il vero e il falso. Un “gioco” che è parte della realtà virtuale, un mondo simulato dove ciò che ci appare gioca con i nostri sensi riproducendo contemporaneamente una realtà non più tangibile. Una realtà sospesa tra il “vero” e “il falso”, del quale possiamo dire a cosa somiglia ma non ciò che è. SIMULAZIONE E DISSIMULAZIONE.
E’ l’arte della memoria immaginale che con il potere delle immagini organizza una sequenza ordinata di ricordi (the Passing).Viola usa una memoria artificiale, dei “frame” di ricordi e dei luoghi che sono i posti più afferrabili della memoria: stanze, nature morte, case , angoli, che spesso Viola sostituisce con il vuoto, con degli universi neri senza né provenienza né tempo. Quindi usa le immagini come simboli di ciò che noi vogliamo ricordare.
La mente non può ripercorrere il ricordo del luogo per far riemergere le immagini. La loro provenienza generata dal ricordo del luogo non esiste. L’arte della memoria vive nel vuoto.
La memoria, il ricordo, che Viola ci mostra nelle videoinstallazioni , ci ingannano : si può ricordare il passato ma anche il futuro;tramite il vuoto, a cui ci troviamo di fronte, non sappiamo più se il tempo sta scorrendo:il passato, il presente e il futuro non sono più niente.
Si ritorna all’inizio , alla legge del caso che regola ogni azione.
E’ il CASO che regola la materia che giocava, che sta giocando, e giocherà nella realtà virtuale, futura, riflessa a quella presente, dove in questi spazi che Bill Viola ci offre, il tempo ci appare come materializzato, concretizzato, e tramite il suo rallentamento, di cui Viola è il regista, la materia diventa un unico flusso di energia che transita da un punto all’altro lasciando dei segni che emergono dall’ “altare del nulla”. Il crocevia dei ricordi, della memoria, della vita e della morte.
Voglio rammentare queste parole di Bill Viola:
avevo sette anni quando ho visto morire una persona giovane, che amavo. Da allora per semplice destino, mi è capitato di trovarmi vicino a chi moriva. Ogni volta l’assenza, la trasformazione del corpo in cadavere, il vuoto, gli oggetti abbandonati, il silenzio, tutto ciò che noi vivi chiamiamo morte, non ha mai smesso quietamente, inutilmente, di ossessionarmi.
Jacopo Pannocchia
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