Monica Gattari: 800 parole sul percorso artistico personale sviluppato durante l’anno
è una storia personale, è un percorso unico…ho cercato, oggi mi sono voltata, ho percorso una strada alternativa, mi sono accorta che i percorsi-percorribili sono infiniti. Restare fermi immobili perché tanto la nostra strada ci aspetta. Ma per quanto ancora? Ancora per molto non temere. Io invece ho paura, ho paura di perdere attimi importanti, per sempre. Guarda che così non li perdi, ma ne acquisti di nuovi. Sì, forse.
Ho avuto la sensazione di trovarmi talmente innamorata da non riuscire più a respirare. In apnea ho avuto paura di morire, ho avuto paura di dimenticare le cose belle. Per fortuna le avevo scritte, per fortuna le ho buttate.
Ho ricominciato spesso. Mi sono quasi sempre tradita, contraddetta. Pentita. Ho usato il mio errore per fare, progettare. Ipotizzare. Ho la passione per la sperimentazione, ma anche per la tradizione. Non amo le leggi, adoro le regole. Ho la passione per i tentativi di equilibri. Mi piace osservare il tempo massimo in cui un oggetto riesce a restar fermo su ciglio di un dirupo durante un temporale. L’istante prima di.
Appena prima di morire si esala l’ultimo respiro. L’ultimo respiro, l’ultimo istante in cui un oggetto è visibile nella nostra realtà. Se l’oggetto scivola giù nel dirupo non vuol dire che l’oggetto scomparirà dalla propria esistenza. Ciò che non vediamo o non vediamo più vive un’altra dimensione, vive un altro luogo, è solamente lontano dalla nostra vista, dai nostri occhi, dalla nostra percezione visiva.
Sono un po’ dispiaciuta quando resto tradita. Mi diverte osservare senza occhiali, non vedo i particolari, non vedo troppi difetti, non vedo cose piccole. Non riconosco le persone dall’altro lato della strada. Mi diverte perché tutto è molto più fluttuante, più veloce e imprevedibile. Sono dispiaciuta, perché ho paura della velocità, ho paura di non distinguere ciò che è bene.
Vorrei fotografare ogni cosa che mi circonda, catalogare tutto, data di nascita, colore, stato fisico e registrare infine gli ultimi momenti delle loro vite. Ho la passione di lasciare tracce e vedere se dopo un anno o più esse ancora son lì. Mi inquieta, nello stesso tempo, trovare le tracce che ho lasciato molto tempo prima, penso a come ero, come stavo mentre lasciavo quelle tracce.
Penso che poetica significhi vita, “qual è la tua poetica?” significa “qual è la tua vita?”.” Qual è la tua vita?” che domanda è? E’ formulata male o vuol dire davvero “qual è delle tante la tua vita?”. Allora anche la poetica non è unica, potrebbe non essere l’unica possibile. Ho la passione per le alternative, per le strade secondarie, per l’imbarazzo della scelta. Non sopporto dover scegliere ora, per forza, la cosa migliore.
Fin’ora ho trovato piacere nello sbagliare, nel cancellare e ricominciare. Ho la passione per l’istante appena prima dell’errore. E’ solo lì che trovo un mio sorriso, ironico. Non amo prendermi sul serio, amo piuttosto essere seria.
Non conosco i numeri e “800 parole” per me significa “tante parole”. Ho la passione per le parole, mi piace giocarci, mi piace litigarci. Mi piace non saper cosa dire, farmi suggerire. Inventare storie partendo da mie verità. Mi piace dire la verità. Quando è possibile. Quest’anno tante cose sono cambiate.
Ho affrontato dei pensieri differenti fra essi, ma pian piano magicamente connessi.
Ho visto terre lontane, ma troppo vicine per modificare il mio modo di pensare, forse è un bene perché ho ampliato il mio viaggio interiore fatto di momenti in cui un attimo fa la differenza, in cui le parole sono le sfumature; forse perché contano le azioni, le trasformazioni che esse portano nella realtà che percepisco.
L’arte è una visione, un’immagine che fa la differenza tra il vuoto dentro e l’ignoto fuori.
C’è sempre il falso, c’è sempre il vero, è tutto parallelo; osservo questo sentiero a volte da attore, altre volte da spettatore, quasi mai da comparsa, per non rischiare di andare contro un muro in cui compaiano bandiere con la scritta “vaffanculo”.
Si potrebbero fare altri paragoni per spiegare il presente, o meglio ciò che il passato ci suggerisce di fare, ma sarebbe un vantaggio per la storia. Sarebbe una vittoria, ma di questi tempi sarebbe un errore, visto che non sempre questa parola ha portato una grande gloria, intesa come verità, di idee e umiltà.
Ho bisogno di questo per capire ciò che posso trasmettere agli altri, a chi guarda ma non sa vedere, a chi ascolta ma non sa sentire,a chi parla e non sa tacere.
Di strada ancora ce n’è molta, so che posso ancora cucire abiti da strappare, da consegnare al prossimo, da donare a chi ne avrà bisogno, a chi ne farà tesoro, a chi avrà il coraggio di indossare e sarà in grado di sognare.
http://monicagattari.blogspot.com/
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