Chiunque in una società
tende a comporsi,
spesso però siamo già composti,
a volte riusciamo a scomporci,
per poi ri-assemblarci.
Se non esistesse già una composizione di se stessi, non sapremmo cosa analizzare,collegare e cercare. Gli artisti,gli scienziati, i ricercatori,smembrano e rimodulano passati,per percepire di se stessi un processo di elaborazione,consapevoli che attraverso l'azione si costituisce una reazione.
Se non fosse per questo non esisterebbe il concetto di notte e giorno,di mese ,di anno, di storia; né quello di evoluzione.
Così nasce una sensibilità del tutto personale riguardo quello che può significare un'esistenza relazionata a questo sistema.
Io ho deciso di non essere immobile,passivo,subordinato alla norma,ho deciso che non avrei adottato metodi omologati,bensì li avrei confutati,denigrati e espulsi dalla mia gamma di possibilità.
Ho deciso di intraprendere un percorso che provi,che mi tenti addosso, la creazione di un mio metodo.
Così un processo di costruzione.
Un processo a tutto ciò mi ha costruito nel tempo,giudice di tali eventi,personaggi,cose;io.
Ho iniziato,cementificare quelle che erano le mie fondamenta culturali sarebbe stato il primo passo.
Il simbolo di molta mia storia doveva rappresentarsi e di esso sacrificarsi,per espiare la sua corruzione,il suo logoro significato.
Ormai marcio doveva essere espulso dai miei pensieri ,che rischiavano il contagio.
“l'immondizia si lascia fuori dalla porta”.
Così si materializzò il pensiero espulso.
“che Dio m'oda se ciò che penso sia di giustizia coperto;
perché il mio pensiero di recente verte sull'ipocrisia che l'uomo egoista fa della parola evoluzione.
Io da miscredente vedo un simbolo che guida di molti è,
e che per altri è giustificazione,per atti poco civili,
per cui serve una contraffazione.
Della fede ne fanno un velo per difendersi dai chiacchieroni.
Falsi,chiacchieroni e parassiti,si son vestiti.
Potremmo credere ad un uomo esistito,forse eroe,forse personaggio di mitologia,ma certamente uomo,con limiti e fragilità.
Non difendo né fede né religione,credo nella croce ,simbolo di sofferenza e sacrificio,simbolo di molto abbiamo costruito,simbolo di errore ed orrore.
Croce dell'uomo e non di Dio.”
Una volta fuori,il simbolo doveva esteriorizzarsi,e ricoprire con nuove vesti il proprio ruolo.
Avrebbe dovuto munirsi di nuove energie comunicative,nuova iconografia da affiancare a quella della tradizione. Così iniziano le ricerche di contestualizzazione di un simbolo che sembra ormai assorbito dalla società , ma difficilmente digeribile.
Allora le scelte materiche danno connotazioni personali alla croce.
Cemento.
Il costruire è una mania e una fobia dell'uomo. I romani scoprirono la calce e l'opus cementitium ,e di esso ormai ricopriamo qualsiasi cosa. Il cemento tutto copre e tutto seppellisce,in esso.
Così 4 croci di cemento,3 con dei buchi che attraversano il corpo,una sola senza un graffio.
“Non mi è bastato dovevo sparare ,come un gesto folle, per eliminare.
Ma una si è salvata,oppure sta aspettando il suo turno,forse lei il simbolo di una purezza inaspettata.”
Plastica,PVC.
La materia che noi oggi sviluppiamo e utilizziamo in più campi. Ho deciso per il PVC,una plastica telata che mi attrae per la sua opaca lucidità,per la sinuosità con cui cade,per il suo nero che accarezza le sfumature bluastre del petrolio.
Una materia assolutamente non-nobile, anzi inquinante.
La plastica ad oggi ci fa da contenitore,siamo inglobati nella plastica,dall'immondizia agli alimenti.
La body-bag,contenitore di assassinati,forse quel Cristo ucciso,anzi CROCI-FISSO,dall'ignoranza dei più che non conoscono il sacrificio.
Ad oggi la croce lascia strascichi nei nuovi progetti che si aprono e si chiudono,ma come la storia non può essere cancellata, neanche nella mia memoria e nelle mie congetture può volatilizzarsi un immagine così forte,così pregna di densa luce da avermi abbagliato ed accecato.
Accecato,tormentato.
Forse un giorno riacquisterò la vista,forse, con occhi nuovi.
Lascio l'intervento con un appunto maturato nel corso dell'anno ,che mi ha accompagnato lungo questi ultimi mesi,sorto da una riflessione che abbraccia polemiche tra idealisti e tecnici di inizio anno e pensieri per migliorare il metodo di lavoro tanto auspicatomi,con l'obiettivo di poter mantenere costante il regime del motore che mi alimenta.
“Materiale,sarà sempre reperibile,
l'idea,diversamente,sfugge e catturarla permette l'analisi e la progettazione,
la fase realizzativa dev'essere istantanea,fugace,immediata,un atto finale.
Forse quest'atto finale sarà tardo a venire per le complicanze progettuali o vitali dello stesso lavoro.
Importante quindi è abbandonare la contemplazione ,essa non produce,e perseguita l'ideale,che l'ideatore stesso rielabora quando si perde nella noia dei processi,
concretezza quindi. Nel progettare,attenzione.”
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