This is the blog for Franko B's sculpture class at Accademia di Belle Arti di Macerata, Italy.

That’s London!

Domenica 8, arrivo, aeroporto di Stansted, in coda per il controllo documenti: una compagnia di quattro ragazzi quasi completamente sconosciuti tra loro, eccezion fatta per un unico membro che funge da legante, il sottoscritto. Quando si è abituati ad essere tanto spesso sballottati dai diversi mezzi di trasporto esistenti, ai voli quasi non presti più attenzione; non sono poi granché diversi dagli autobus e dai treni, persone a te indifferenti ricambiano silenziosamente nei tuoi confronti, chiasso un po’ ovunque ma nessuno più che comunica, son mosche bianche coloro che ancora lo fanno. Il rito è sempre lo stesso, aspetti che il segnalino luminoso sopra la tua testa, che sta ad indicare l’obbligatorietà della cintura o meno, si spenga e allora prendi il lettore mp3 e sfogli tra le canzoni alla ricerca di quella che potrebbe essere la tua colonna sonora del viaggio appena iniziato, o peggio, qualcosa che sia per te confortante e che ti aiuti a non pensare. Ci sono tante ragioni per non voler pensare, molte di più per non volersi fissare su quello che ti sta accadendo intorno, bimbi che piangono disperatamente alla ricerca di attenzioni; individui che ostentano la propria ignoranza generale (chiamarla cultura generale a basso profilo di rendimento sarebbe un compimento), altro non sono che patetici frammenti riflessi di una tendenza importata in televisione ed esportata dalla scatola magica dove non ve n’era assolutamente bisogno oltre al fatto di aver dato validi motivi a non vergognarsi a chi era già così sin da prima, anzi han dato loro la possibilità di essere arroganti e presuntuosi; interminabili, irritanti, pressanti pubblicità da parte di Ryanair che valgono il prezzo del biglietto. Stringi i denti e speri che duri meno del previsto. Nonostante però possa sembrare il solito viaggio, in realtà i presupposti sono talmente distinti che percepisci che non sarà così neanche per il volo. La giornata si presentava uggiosa, di quelle mediocri che non riesci a ricordare neanche se ti ci metti d’impegno, oppure il tuo senso estatico scarta a priori in quanto istintivamente sa che non ci sarà nulla da ricordare in quel lasso di tempo così opaco. Superate le prime nubi c’è il sole lì ad aspettarmi, ed ecco che il viaggio assume la sua forma che preferisco, quello dell’affascinante sconosciuta -e rimane tale novantanove volte su cento- seduta all’altro angolo del locale con la quale t’impegni in un breve gioco di sguardi furtivi, curiosi, proibiti anche, e ti senti vincitore in due occasioni, se lei sorride o se quando se ne va (prima di te, ovvio) si gira all’uscita per controllare se tu ti sei accorto o meno dei suoi movimenti. Allora metti autogrill di Guccini.

La compagnia si separa, c’è chi prende il bus, chi aspetta un amico, Simone ed io muoviamo verso “Da City” in treno. Si chiacchera, ci si scambia informazioni su quelle che sono le nostre aspettative dai giorni che ci aspettano, i programmi che si sono preparati.

Quando arrivo all’ostello sono solo, la zona mi piace, mi garba molto, vicino alla UCL, il motivo principale che mi ha spinto a pretendere di prendermi questa breve vacanza sebbene la mia agenda fosse già colma d’impegni e un’altra scadenza incombeva scandendo a forti toni il suo countdown. L’ostello è incastonato a caso in mezzo ad un trafila di villette a schiera tipiche londinesi, cancellata nera lungo tutta la strada, neri i tetti, muri bianchi, seminterrati in bella vista, manca solo Mary Poppins. Alla reception un ragazzo thailandese, caos che mi rimanda agli anni in cui frequentavo gli ostelli periodicamente, scolaresche ovunque, everything so noisy, sono troppo stanco per fare grandi giri, rimango nella sala comune, pianifico un po’ la giornata di lunedì, ci sono tante cose che vorrei vedere, il Pollok’s Toy Museum, il Dalì Museum, il Theatre Museum, ma dovranno aspettare. Ma bene o male il dado è stato tratto, ed eccomi qua di nuovo in gioco, sento che sarà un’esperienza ricca di contenuti, è ciò che voglio. Nel ridimensionato bagaglio a mano ho lo stretto indispensabile, la mia inseparabile EOS 50D, il Moleskine, qualche cambio giusto per non diventare un barbone stagionato già al secondo giorno. Nella testa mille aspettative, qualche raccomandazione che non rispetterò e una buona dosa di voglia di farmi sorprendere. Mi abbandono nelle braccia di morfeo sulle note di Edith Piaf e Theo Sarapo, A quoi ça sert l’amour? Buonanotte.

http://www.youtube.com/watch?v=efUE8zoreCY

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