Naturalmente, i lavori di quest'anno sono un proseguo del percorso che porto avanti ormai da 4 o 5 anni. Un lavoro che ruota principalmente intorno alla figura femminile, isolata nello spazio, libera da punti di vista obbligati e vicina ad essere il corrispettivo più immediato del mio corpo, senza esserne però un autoritratto.
Realizzando principalmente figure di donna, una cosa fondamentale per me, è la posa che assume il personaggio; io la chiamo “posa emozionale”, perchè l'emozione è spesso il vero soggetto dei miei lavori, che cerco di far scaturire, appunto, dall'atteggiamento, dalla postura e dai simboli che gli affianco.
Sono sempre stata titubante di fronte al cambiamento, all'inserimento del colore e di altri materiali, sicura che quello che stavo facendo fosse “giusto” e il massimo che potevo; quest'anno invece, travolta dagli eventi e dalle novità, mi sono concessa piccole sperimentazioni, minime trasformazioni che mi hanno mostrato le mie sculture in maniera diversa, senza però stravolgere il “filo del discorso”.
Ecco quindi apparire del colore, la ricerca della massa, il filo di cotone piuttosto che l'abituale fil di ferro, ecco l'aggiunta di elementi altri, ed ecco il disegno; per accorgersi che, facendo un piccolo cambiamento o tentando un nuovo approccio, si aprono diverse prospettive che spingono a guardare ancora oltre, in un crescendo di sperimentazione.
Nel lavoro sull'Oggetto Trovato, ho cercato di arrivare alla massa, di realizzare una scultura che fosse pesante, piuttosto che leggera, in cui ci fossero dei pieni evidenti, piuttosto che vuoti. Ho tentato di fare questo utilizzando il tondino, che per me è sempre stato l'elemento base, di partenza, ma invece di piegarlo a creare un contorno, l'ho usato per costruire superfici e volumi, riuscendo a generare dei gomitoli di ferro. Sono questi gomitoli a comporre il corpo di una donna, è in essi che viene “scritta” la sua memoria. Avrei potuto fare di meglio.
Per il tema della Paura ho realizzato un cuore. Soggetto a cui ultimamente mi sto legando molto. Francesca Alfano Miglietti è riuscita a capire benissimo che c'era un discorso dietro quel lavoro, ma che lo avevo talmente tanto nascosto da non renderlo leggibile a nessuno, ed è verissimo. Il tutto non è stato determinato a priori, ma credo di aver cercato di affrontare un argomento di cui non ero pronta a parlare e, credo che si veda benissimo.
Di recente ho rivisto quel lavoro e pensato ad una revisione.
A livello tecnico mi sono divertita ad utilizzare materiali trovati in giro, scarti del laboratorio, pezzi di ferro qualsiasi, a creare un cuore violento, pesante, duro e tagliente. Quindi non la levigatezza e la compostezza di forme sinuose, ma spazio alla ruggine, al segno del tempo e alla decomposizione. Tra l'altro, ho avuto modo di cogliere il ruolo fondamentale che può giocare l'elemento ruggine nella lavorazione del ferro, contro di essa prima combattevo ostinatamente. Ho deciso di lasciarla stare, di far vivere alle sculture una propria vita: nascono, si invecchiano e muoiono, ma almeno restano autentiche, anche se per “poco” tempo, e non patinate o rese “finte” da finiture troppo artificiali che ne cambiano la pelle.
“molto più difficile esaurire le possibilità espressive di un oggetto consumato, che sostituirlo del tutto con uno nuovo”.
Poi ho trasformato il filo di ferro, che fino a qui usavo come tratteggio per creare superfici e non-vuoti, in filo di cotone; così ha acquistato un ruolo differente. Il filo in sé, contiene una miriade di significati: è legato al tessuto e alla tessitura, al ruolo e alla storia della donna nella società; è intreccio di storie, di persone, di avvenimenti, è evocativo di un universo intimo, è “copertura”, vestizione, e con l'aggiunta del colore può legarsi a molte altre sfere di significato.
L'ho usato in “Costantino”, (lavoro monolitico e non-figurativo), blu e verde, accostato ad una forma in marmo bianco; e in “Rossa Routine”, in cui sono tornata al mio linguaggio tradizionale: una donna, con dei lunghi capelli, rossi, appunto, che sta lì in piedi, trattenuta, in quella posizione scomoda da un passato troppo sentito, che gli impedisce di camminare, e che non la fa avvicinare a nulla.
Ho sempre avuto molta difficoltà con la pittura e il disegno, che usavo principalmente al fine di realizzare studi per la scultura, mentre, quest'anno sono riuscita a familiarizzare con pennino e china tanto da esprimermi serenamente con essi, come nella scultura.
Gloria Cervigni
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