This is the blog for Franko B's sculpture class at Accademia di Belle Arti di Macerata, Italy.

Catalina Aparicio Monmeneu

Le Mie Case
(La mia infanzia, le mie radici)

Ho scelto come tema di lavoro di questo anno le case, principalmente per motivi biografici. Lo scorso febbraio, a Madrid, la città in cui sono cresciuta, c'è stata una riforma architettonica della strada, così ho dovuto trasferirmi in un'altra casa. Questo è stato uno dei principali motivi che mi ha portato a pensare cosa significhi per me una casa.

La mia casa non è solo un posto dove abitare, dove tornare ogni giorno, ma per me è anche un scenario, dove ogni angolo mi racconta un' esperienza vissuta, una litigata, una risata, un cambiamento, un profumo, dove ho imparato ogni cosa. Le case hanno segni indelebili, portano in sé le impronte delle persone che l'abitano. Ed è così che anche la mia casa ha dei segni indelebili che sono quelli delle mie esperienze e delle mie "avventure".

La struttura delle case che ho creato, l'ho scelta sulla base di ciò che ho appena raccontato. Le case sono luoghi vissuti, antichi, logorati, l'una diversa dall'altra, per potere assumere la valenza di un posto vissuto dovevano essere creati con materiali naturali, che con il tempo modificassero la loro struttura, il loro profumo e il colore, così da deteriorarsi per poi sparire nel tempo.

L'idea di base con il tempo, altri lavori e altre esperienze, è cambiata diverse volte, ma il significato di fondo è sempre rimasto quello di cercare la mia casa, quel luogo dove sentirmi sicura e protetta dall'esterno.
"Il corpo si muove, quello che temo è che lo segua la testa,
che sempre è stata molto ribelle in questo senso"

All'inizio cercavo un modo per non dimenticare la mia casa, cercando di rappresentarla com'era. Per continuare ad averla ben chiara in testa, ho provato ha ricrearla in qualsiasi forma e in qualsiasi tipo di materiale a mia disposizione, in modo tale che fosse ben presente nella mia nuova vita, in questa nuova casa che mai potrò definire come mia.

"… sono certa che la casa in cui vivo non sarà mai la mia,
anche se ho un posto dove mettere le mie cose, l'idea di casa mia è sparita.
E questo pensiero mi fa sentire la nostalgia del luogo che non esiste più per me e non ritornerà
fino a quando non ne avrò una mia …"

Più tardi, ho ricordato quel posto dove ho imparato a crescere e a cui ho affidato i miei ricordi più importanti. Con il crescere la mia mente, il mio corpo sono mutati e lì nel mio cuore sono rimaste avvinghiate le radici come fossero quelle di un albero secolare, che mi ha dato le basi per continuare a crescere, così da farmi diventare un uccello che spicca il volo dal suo nido per cercarne uno nuovo.
Il pensiero che mi accompagna mentre le mie case "vengono su" è che ciascuno ha bisogno del suo posto come fosse una casa per l'anima, e non come scatola per il corpo. Oliver Marc, architetto francese, sostiene di fatti che l'architettura è tra le prime espressioni artistiche dell'uomo e la casa è la più perfetta espressione di se stessi, e proprio per tale motivo costruire la propria casa significa creare un luogo di pace, di calma e di sicurezza, dove ci si può ritirare dal mondo e sentire battere il proprio cuore; significa creare un luogo dove non si rischia l'aggressione, un luogo in cui l'anima possa riposare. Oltrepassata la porta della nostra dimora, assicuratisi che sia ben chiusa dietro le nostre spalle, è dentro di sé che si entra, o per meglio dire, si entra in contatto con il nostro spirito più lieto.
Questo "spirito" ci ricollega all'unità con il Tutto: " le cose hanno la vita di coloro che le hanno fatte nascere, ma l'anima delle cose attinge a un patrimonio comune che risale alle origini dell'universo, dell'umanità e delle nostre rispettive civiltà."

Ed è così che dopo aver visto molte cose, letto moltissimo e vissuto tante esperienze, e adesso che sto vivendo l'esperienza Erasmus, grazie alla quale ho conosciute altre persone che hanno vissuto esperienze diverse dalle mie, ed hanno la stessa nostalgia che ho io della casa, è nata in me l'idea di mettere assieme tante case, come fosse un paesino mobile da portare con sé, così da non avere nostalgia della propria di casa. Ciò è evoluto in un'altra idea, ovvero creare un paesino con tutte case diverse per poterne scegliere una ogni giorno. Tutto questo mi ha riportato al libro "Le città invisibili" di Calvino (il quale mi aveva ispirato già per un altro lavoro precedente), dove è ben chiaro il pensiero secondo cui ognuno di noi ha un posto da dove partire, uno al quale arrivare e un altro luogo immaginario che speriamo di trovare nella realtà.

La casa riproduce la più completa e antica manifestazione dell'anima, e in quanto tale dovrebbe soddisfare la necessità di esprimere il proprio io e anche proteggere la fragilità dell'essere nel suo divenire. Ed è questo ciò che voglio sia racchiuso nel cuore delle mie case.


Catalina Aparicio Monmeneu

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