"La natura è quindi sublime in quei fenomeni
la cui intuizione implica l'idea della sua inesauribilità"
Immanuel Kant
Quello di Sublime è un concetto che si distingue nettamente dal concetto di bello. Mentre bello è ciò che è armonico, misurato, composto "a regola d'arte", sublime è l'eccessivo, il disordinato, ciò che non è a misura d'uomo ma a sua dismisura, per esempio il vuoto, gli abissi, gli spazi immensi, il silenzio assoluto, l'oscurità, le montagne.. Sono belle, afferma Kant, le aiuole di un giardino, sublimi le alte querce; bello il giorno, sublime la notte. Possiamo distinguere tipi diversi di sublime: il sublime matematico, che nasce dallo sgomento per l'immensamente grande (la serie senza limite dei numeri, il pensiero dell'infinità cosmica o dell'eternità temporale), e il sublime dinamico, che nasce invece dalla contemplazione della potenza della natura che spaventa l'uomo ma allo stesso tempo attrae e affascina. È possibile provare attrazione persino per ciò che è brutto, purché sia "tremendamente brutto" ( i moderni
film horror ne sono un esempio). Il sublime nasce quindi, non dalle qualità dell'oggetto contemplato, ma dalla disposizione d'animo del soggetto. Mentre la bellezza sviluppa un sentimento di semplice piacere (soddisfazione, appagamento), la sublimità provoca un'emozione ambivalente, un "orrore dilettevole", uno stato d'amino in cui al piacere si unisce la paura. Il senso del sublime deriva da un conflitto tra sensibilità e ragione. Ci fa sentire piccoli rispetto all'immensità della natura e indifesi verso la potenza delle sue forze scatenate, ma questo dispiacere dell'immaginazione si accompagna ad un piacere della ragione: lo spettacolo delle montagne più alte e degli strapiombi più scoscesi risveglia nell'uomo il sentimento dell'Infinito, inducendolo a riflessioni sulla propria natura. Di tutte le idee che l'intelletto umano può manipolare l'idea della nostra finitezza è tra quelle che più ci sconcertano. L'uomo,
posto davanti all'infinità, (nella solitudine del deserto scalando le vette più alte, magari solo con l'immaginazione) diventa più filosofo, più consapevole che la sua dignità di essere razionale lo rende libero anche se debole, spiritualmente superiore ad ogni realtà sensibile. L'Infinito non è mai raggiungibile, ma è tuttavia avvicinabile in ciò che tende all'infinità; nelle sue derivazioni può essere l'illimitato, l'incommensurabile, l'immenso, l'interminabile, l'inesauribile, l'eterno, lo smisurato, lo sterminato, l'innumerevole, il trascendente, lo sconfinato, l'indefinito.
Nei miei lavori l'idea dell'Infinito è messa in gioco attraverso l'utilizzo di alcuni simboli. Associato a questo, un altro concetto che spesso ricorre nelle mie opere, è quello del passaggio da una dimensione ad un'altra come ne "L'Abbandono" e "Carpe Diem".
Fabiola Napoli
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